
Stefano Lo Russo: “67 trattenuti su una capienza di 70 posti, di fatto è un carcere”. La garante Berardinelli: “Annientata la dignità umana”
Ancora non si vedono gli effetti della sentenza del Consiglio di Stato che ha bocciato i Cpr sull’assistenza sanitaria. In corso Brunelleschi la situazione “resta critica” secondo il sindaco Stefano Lo Russo. 67 trattenuti su una capienza di 70, ammassati fino a 3 mesi in camerate dove transitano persone con disagio psichico, pregiudicati in attesa di espulsione ma anche migranti senza permesso di soggiorno. “Oggi c’è un vuoto nella gestione delle persone che hanno diagnosi di patologie psichiatriche e non vengono trattenute nel Cpr”, avverte il primo cittadino. “Circolano in città producendo danni a se stessi e agli altri. Non mi sembra un metodo serio da paese civile per affrontare queste questioni”.
La garante: “Peggiore del carcere”
Ad accompagnare il sindaco nel sopralluogo della struttura – teatro di continue proteste anche negli scorsi mesi – è la nuova garante dei detenuti di Torino Diletta Berardinelli. Che descrive il Cpr come un luogo “peggiore del carcere”, dove i trattenuti non possono fare alcuna attività quotidiana e “viene annientata la dignità umana“. “Dalla sua riapertura sono stati circa 360 passaggi, 200 le persone dimesse dal Cpr e solamente una quarantina rimpatriate”, spiega Berardinelli. “Sono dati che ci fanno capire anche l’impegno di risorse“.
La sentenza del Consiglio di Stato
Ammonta a 8 milioni e mezzo di euro il costo della struttura di corso Brunelleschi, affidata al gruppo Sanitalia. Ma restano i nodi sollevati dal Consiglio di Stato. I giudici, nella sentenza dell’ottobre scorso, hanno chiesto al Viminale di modificare il capitolato d’appalto dei Cpr, rafforzando la tutela della salute delle persone trattenute e la prevenzione dei suicidi.
Il sindacato di polizia al sindaco: “Meno passerelle”
In una nota firmata dal segretario provinciale Luca Pantanella, il sindacato di polizia Fsp Torino contesta l’utilità dell’iniziativa e chiede maggiore attenzione ai quartieri che ritiene più esposti a criticità legate alla sicurezza. Secondo Pantanella, “il sindaco Lo Russo, nella sua funzione di primo cittadino, ha ritenuto opportuno impiegare il suo tempo per una passeggiata all’interno del Cpr di Torino”. Il sindacato lo invita quindi “a intraprendere anche un altro tipo di percorso: quello che attraversa corso Giulio Cesare, corso Novara, corso Vercelli e le vie limitrofe, dove cittadini regolari vivono ogni giorno in un clima di insicurezza, degrado e crescente instabilità economica”.


COMUNICATO STAMPA
Dichiarazione del Segretario Generale SIULP Torino, Eugenio Bravo, in merito alle affermazioni del Sindaco di Torino Lorusso sull’inadeguatezza del C.P.R. di Torino
Le dichiarazioni del Sindaco Lo Russo diffuse sul Centro di Permanenza per i Rimpatri di Torino sono l’ennesimo esempio di giudizi affrettati, privi di un reale approfondimento e spesso influenzati da posizioni ideologiche che nulla hanno a che vedere con la realtà operativa.
Quando si parla di sicurezza, di gestione dei flussi migratori e del lavoro complesso svolto dagli operatori della Polizia di Stato, servono serietà, competenza e onestà intellettuale, non slogan.
Per questo motivo riteniamo necessario fornire una replica chiara e documentata, basata su dati concreti, e smontare alcune ricostruzioni parziali e fuorvianti che stanno circolando
sugli organi di stampa riguardo alla recente visita del Sindaco di Torino e del Garante dei detenuti presso il Centro di Permanenza per i Rimpatri di Torino, cercando di ristabilire una chiara rappresentazione dei fatti.
È stato affermato che presso il CPR sarebbero presenti 67 persone “ammassate” all’interno di spazi insufficienti rispetto alla capienza autorizzata di 70 posti.
La realtà è diversa:
la capienza autorizzata attuale è effettivamente di 70 posti.
Tuttavia, per garantire condizioni più ampie e dignitose, i 67 trattenuti non vengono collocati in un’unica area, ma suddivisi su tre aree abitative distinte, ciascuna con capienza strutturale di 30 posti, per un totale di 90 posti disponibili.
Ogni area dispone della propria mensa e del proprio cortile, entrambi progettati per ospitare 30 persone.
Di conseguenza, i trattenuti si trovano ampiamente al di sotto della capienza effettiva degli spazi utilizzati. Parlare di “ammassamento” non rispecchia in alcun modo la situazione reale del Centro.
Nelle dichiarazioni rese alla stampa è stato contestato il fatto che soggetti con precedenti penali convivano con persone che hanno perso il permesso di soggiorno.
Tale osservazione appare fuorviante:
la perdita del permesso di soggiorno deriva spesso proprio dalla commissione di reati o dalla pericolosità sociale accertata dalle Autorità competenti.
Pretendere una separazione interna basata sui precedenti penali significherebbe ipotizzare una gestione a “categorie morali” che non ha alcun fondamento normativo.
Non viene altresì ricordato come il trattenimento sia condizionato anche dalla volontà del soggetto trattenuto che può lasciare il CPR in tempi molto brevi qualora collabori all’identificazione consegnando il proprio passaporto.
Si omette nondimeno di ricordare che chi aderisce al rimpatrio volontario assistito ottiene:
uscita immediata dal Centro,
un contributo economico,
un progetto di reinserimento lavorativo nel Paese di origine.
Infine le oltre 200 dimissioni dal CPR sono state disposte dall’Autorità giudiziaria.
La Questura di Torino ha presentato numerosi ricorsi in Cassazione, e la Suprema Corte ha recentemente annullato un provvedimento della Corte d’Appello di Torino, confermando la correttezza dell’operato amministrativo.
Per quanto attiene agli aspetti sanitari psicologici il CPR di Torino dispone stabilmente di uno psichiatra in sede, che effettua valutazioni quotidiane.
Il personale sanitario segue le procedure previste dal Protocollo Prefettura – Ente gestore.
Alla luce di queste considerazioni oggettive le dichiarazioni del Sindaco riportate dalla stampa secondo Eugenio Bravo appaiono parziali, fuorvianti e non rappresentative del lavoro quotidiano svolto dal personale del C.P.R. di Torino, che opera nel rispetto delle norme e con impegno costante per garantire condizioni dignitose e sicurezza. Il CPR ad oggi resta uno strumento fondamentale per procedere alle espulsioni, contestarlo significa non conoscere o far finta di non conoscere come stanno effettivamente le cose.


