
Dichiarazione del Segretario Generale del SIULP di Torino Eugenio Bravo, in merito alla contestazione sollevata dal Sindaco di Torino, sull’apertura di uno hot spot per extracomunitari nella provincia di Torino ma meglio favorire l’accoglienza diffusa. Per il Siulp di Torino la questione è molto più complessa che questa querelle.
Non c’è alcun dubbio che il problema dell’hot spot è direttamente proporzionale alla sua dimensione, esempi negativi in tal senso ne abbiamo già riscontrati nel passato. Il paradosso di tutta questa querelle è che mentre le opinioni si sollevano e si scontrano, il Centro di Permanenza per i Rimpatri di Torino CPR distrutto oltre un anno fa dagli ospiti, deve ancora iniziare la ristrutturazione. Inutile ricordare che il CPR è deputato all’identificazione ed alle espulsioni degli extracomunitari, per quanto l’ideale sarebbe procedere alle espulsioni di questi migranti detenuti direttamente dal carcere, senza rinchiuderli per altro tempo nel CPR, con ulteriore impegno per gli operatori; è infatti opportuno precisare che il 90% degli extracomunitari che sono trasferiti nel CPR sono autori di reati e provengono dall’istituto di pena; oggi il CPR non è più funzionante pertanto, i migranti, dopo aver scontato la pena, vengono rimessi in libertà, senza che si possa sempre procedere al loro rimpatrio a causa della carenza di uomini e mezzi, tornando quindi liberi di girovagare per la città e anche altrove. Il CPR dovrebbe restare un passaggio importante per gli irregolari che devono essere rimpatriati a prescindere se hanno commesso reati.
In realtà, continua Eugenio Bravo, le espulsioni non vengono effettuate con la necessaria rapidità ed efficacia, non tanto perché non sussistano accordi bilaterali, a Torino dal CPR sono stati espulsi oltre il 60% degli extracomunitari e anche senza accordi bilaterali. La triste realtà, è che non ci sono gli operatori di polizia dell’Ufficio immigrazione in numero sufficiente per procedere alle espulsioni, i mezzi di trasporto non sono sempre disponibili, le commissioni territoriali che devono procedere al riconoscimento dello status di Asilante dell’extracomunitario richiedente, sono decisamente insufficienti; inoltre, i ricorsi presentati dai migranti attraverso i loro avvocati, spesso ottengono la sospensiva all’espulsione e quand’anche venisse emesso il diniego, potranno ripresentare ulteriori ricorso e così sine die…
Un hot spot più grande o più piccolo o l’accoglienza diffusa per quanto utili non risolveranno il problema dell’immigrazione irregolare se non si procederà a limitare gli ingressi o a velocizzare i rimpatri con uomini, mezzi e leggi adeguate. Siamo tuttavia fiduciosi, chiude Eugenio Bravo, sul prossimo decreto qualora prevederà il “respingimento” degli extracomunitari che sbarcano sulle nostre coste, provenendo da paesi sicuri: sarebbe un grande passo avanti.
Non è più possibile continuare ad attendere che qualcuno di buon cuore dall’Europa si prenda qualche piccola aliquota di extracomunitari. E’ forse arrivato il momento delle decisioni risolutive altrimenti tra qualche anno saremo ancora qui a discutere sugli hot spot, sull’accoglienza diffusa, sui crimini commessi da extracomunitari e sulle nostre città, paesi, e cittadini che dovranno sopportare un’immigrazione fuori controllo, non esattamente coerente con la convivenza civile.
Torino, 1 settembre 2023
UFFICIO STAMPA SIULP TORINO